Scetticismo e follia
(II parte)

I punti fermi, allora, non sono più da ricercare per via indiziaria, ma sono posti da noi stessi secondo il vichiano "verum et factum convertuntur", siano essi assiomi da cui dedurre qualcosa o regole di una vera e propria teoria dei giochi. E saranno punti fermi (anche se non assoluti) fintanto che "funzioneranno", saranno cioè in grado non solo di interpretare la "realtà", ma anche di predisporre gli strumenti tecnici per modificarla. Naturalmente ciò sottintende un antropocentrismo forse esasperato, ed è ciò che esattamente intendo. Che la "cosa in sè" sia qualcosa di molto umano o direttamente accessibile all'uomo, inquadrabile in un contesto più vasto di quello meramente teoretico (sia essa la volontà di vivere di Schopenhauer, la volontà di potenza di Nietzsche o la darwiniana lotta per la sopravvivenza) dopo Kant non è più una presuntuosa pretesa, ma "...la verità più certa e più semplice, la cui conoscenza viene resa più difficile solo dalla sua troppa semplicità", per dirla appunto con Schopenhauer. Quanto alla storia come contenitore metaforico di indizi, non vorrei equivocare (me ne scuso anticipatamente, ma l'illustre nome di Severino mi fa un po' sospettare:) pensando che sia la riproposta, assai sofisticata, della storia come storia astratta delle idee o, meglio, della non-storia dell'Essere. Ti pongo allora la domanda: dove portano gli indizi? All'Essere o al Nulla? O non piuttosto al circolo vizioso del detective che esamina, senza riconoscerle, le sue stesse orme? Ciao e a presto Loris

Prima di tutto: dubitare

Siamo cervelli nella vasca, quindi, cosa possiamo fare?
Cartesio ci viene in aiuto e, parafrasando un celebre spot pubblicitario, ci consiglia: "dubitate gente, dubitate!".
Dovremmo cercare di recuperare il demone che diceva a Socrate di far filosofia e, insieme, gli rammentava che "essendo il più saggio tra gli uomini, Socrate non sa nulla", dovremmo ascoltare il diavoletto che ci insinua il dubbio: "e se quest'ovvietà non fosse vera?".
Nulla è più trascurato dell'ovvio, rincara Nietzsche.
Postman ci insegna che ogni sistema, ogni tecnologia che si impone porta con se delle "ovvietà" nascoste su cui fonda il suo impero e il suo successo. Occorre porre attenzione al significato dei termini, perché ogni era tecnologica non solo ne conia di nuovi, ma ridefinisce sottilmente i vecchi garantendosi così un passaggio graduale e accettato, un trionfo subdolo e inevitabile.
Ogni sistema possiede delle idee incorporate che risultano invisibili all'interno del sistema, che ne rendono gli abitanti "cervelli nella vasca"; il diavoletto di Cartesio è un'arma potente a nostra disposizione per conoscerci meglio e per conoscere le fondamenta e i limiti del sistema che ci domina, perché c'è sempre un sistema che ci domina.
Occorre peraltro non farsi prendere la mano e restare attaccati alle cose, non dubitare del fatto che dubitiamo e neppure che al fondo del dubbio possa esserci una verità.